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STUDIO MALFATTI INFORMA


Data pubblicazione:
17.06.2025


Sensibilizzanti cutanei: le differenze di sesso e di genere nell’esposizione professionale

Donne più soggette a dermatiti allergiche da contatto per caratteristiche fisiologiche e ruoli sociali: uno studio Dimeila approfondisce cause e conseguenze - ROMA - Le differenze di sesso e genere influenzano la suscettibilità all’esposizione a sensibilizzanti cutanei. Le donne risultano più frequentemente colpite da dermatiti allergiche da contatto, anche per le mansioni svolte e per usi culturali più diffusi nel genere femminile, come il piercing. Una scheda tecnica del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail (Dimeila) evidenzia la necessità di una prevenzione mirata nei contesti lavorativi.

Gli agenti sensibilizzanti un rischio diffuso nei luoghi di lavoro. I sensibilizzanti cutanei sono agenti chimici capaci di provocare reazioni allergiche della pelle, anche a seguito di esposizioni a basse concentrazioni. Secondo il Regolamento CLP (CE 1272/2008), centinaia di sostanze sono già classificate in Europa come sensibilizzanti cutanei. L’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) stima che ogni anno circa 180.000 persone si sensibilizzino a questi composti. Una proposta di restrizione attualmente in discussione mira a limitarne la presenza nei prodotti tessili e in articoli in cuoio.

Differenze di sesso e genere: ecco cosa cambia. Lo studio Dimeila mette in evidenza come la fisiologia cutanea tra uomini e donne presenti differenze significative, con la pelle femminile generalmente più sottile e vulnerabile. Ma oltre al sesso biologico, anche il genere, ovvero il ruolo sociale e culturale e le abitudini di vita, incide sulla maggiore esposizione. Le donne sono infatti spesso maggiormente impegnate in mansioni caratterizzate da “lavoro umido”, come l’assistenza sanitaria o l’estetica, aumentando così il rischio di dermatiti allergiche. Anche il lavoro domestico, storicamente più associato al genere femminile, contribuisce a questa fragilità cutanea.

Il caso del nichel. Un esempio emblematico di come sesso e genere si intreccino nell’insorgenza delle dermatiti è l’allergia al nichel. Storicamente più diffusa tra le donne (25%) rispetto agli uomini (4-5%), l’allergia è risultata correlata all’uso di orecchini e piercing, diffusi precocemente perlopiù tra le ragazze. Dopo l’introduzione della restrizione europea del 2006, che vieta il rilascio eccessivo di nichel in oggetti metallici a contatto con la pelle, la prevalenza nelle donne è crollata fino a livelli simili a quelli maschili. Interessante notare come, tra gli uomini con piercing precedenti alla restrizione, i tassi di allergia fossero simili a quelli femminili, confermando che il fattore determinante non è solo biologico, ma anche sociale.

Prevenzione per un sistema più equo e sicuro. Le evidenze raccolte indicano l’urgenza di adottare misure preventive specifiche nei luoghi di lavoro. Sarebbe opportuno che i datori di lavoro, con il supporto dei medici competenti, identificassero le situazioni a rischio per promuovere strategie finalizzate a ridurre l’esposizione diretta a sostanze sensibilizzanti, soprattutto nei soggetti più vulnerabili. Un’anamnesi approfondita, la sorveglianza sanitaria e la formazione mirata sono strumenti fondamentali per tutelare equamente la salute di lavoratrici e lavoratori, tenendo conto non solo delle differenze biologiche, ma anche di quelle culturali e sociali che influenzano i rischi sul lavoro.

FONTE: https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/news/notizia.2025.06.sensibilizzanti-cutanei-le-differenze-di-sesso-e-di-genere-nell-esposizione-professionale.html


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